L’Intelligenza Artificiale e il suo impatto sul mondo dell’università

Uno dei temi più discussi e controversi degli ultimi anni è il dibattito sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, supportata e acclamata da molti e temuta da altrettanti. Nuove forme di intelligenza artificiale si sono diffuse molto rapidamente nel mondo della scuola e dell’università, in primis con ChatGPT, elogiata dagli studenti per la facilità d’utilizzo e la fatica risparmiata.

Anche il mondo universitario, oltre a quello del lavoro, si è visto travolgere dall’onda innovativa portata dall’IA; i nuovi strumenti permettono ai professori la creazione di nuovi contenuti per le loro lezioni, nonostante molti insegnanti siano preoccupati e diano voce ai loro dubbi riguardo la rapida diffusione di questi strumenti; mentre gli studenti sono facilitati nella scrittura di testi, creazione di codici e di presentazioni e molto altro.

Molte università riconoscono il ruolo centrale che l’IA ha assunto, come la School of Business di Berkley in California e l’Università della Pennsylvania, i cui professori sono favorevoli all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in quanto convinti della sua efficienza nel settore educativo.

Alcuni professori credono che l’insegnamento con l’aiuto dell’IA possa addirittura alimentare la curiosità degli studenti, che, se stimolati correttamente, riuscirebbero a sollevare domande e quesiti molto fantasiosi e analizzare con maggiore interesse le risposte generate.

L’IA potrebbe, secondo alcuni, generare simulazioni di interazioni nel mondo reale, consentendo agli studenti di esercitarsi con situazioni vero simili alla realtà, ricevendo riscontri immediati dal sistema e sperimentando diversi approcci di problem-solving. 1

Un’altra brillante applicazione dell’IA è l’orientamento nelle scelte di studio e carriere professionali per gli studenti, l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di guidare e consigliare gli studenti nel percorso di studi. Fornendo un supporto mirato e disponibile in ogni momento, alcuni potrebbero sostenere che l’IA aiuterebbe anche nella lotta agli abbandoni scolastici, essendo in grado di riconoscere immediatamente lacune e punti di forza degli studenti, permettendo di migliorare i punti deboli o problematici.

Agli antipodi si schierano altri professori di Business schools contrari all’utilizzo dell’IA, ritenendola distruttiva e rischiosa, ed evidenziando il rischio di “disimparare” a portare a termine compiti basilari, come scrivere un testo o creare una presentazione.

Un’altra questione di grande rilevanza e sui cui si discute molto, è la questione dei filtri integrati nell’IA che potrebbero censurare alcuni temi o essere eccessivamente politically-correct.

Nonostante i grandi benefici che questi strumenti innovativi possono portare, sono ancora presenti enormi limiti, come la mancanza di “profondità” nell’esprimere concetti e citazioni di dati e riferimenti verosimili e non completamente accurati.

Considerati i vari aspetti positivi e negativi, come si inquadra l’IA nel contesto delle scuole e delle università italiane?

In Italia, il mercato dell’intelligenza artificiale è in crescita, registrando un +27% nel 2021 rispetto all’anno precedente; questa rapida crescita si riflette nell’adozione da parte di grandi aziende di sistemi che utilizzano l’intelligenza artificiale.

L’interazione con intelligenze artificiali avviene già in età preadolescenziale, considerato il precoce utilizzo di social network e di Internet delle nuove generazioni. Secondo recenti studi, almeno due adolescenti su tre hanno fatto uso di intelligenze artificiali generative e solo il 35% ha ammesso di non averne mai usufruito.

Ad evidenziare il sempre più esteso utilizzo di intelligenza artificiale è il Safer Internet Centre italiano, che ha effettuato uno studio considerando un campione di 2.315 studenti di scuole medie e superiori.1

Per quanto riguarda gli studenti universitari, la situazione non si discosta molto da quella registrata nelle scuole medie e superiori. Nonostante ciò, le università italiane si stanno adattando alla presenza dell’IA, consapevoli che d’ora in poi sarà sempre più ponderante, sperano di poterla sfruttare per ricavare un risultato positivo, tanto che ad oggi sono disponibili circa 200 corsi dedicati all’ IA nelle università italiane.2

La maggiore preoccupazione degli atenei italiani riguarda il plagio, infatti, quasi tutti gli atenei si sono adoperati per adottare misure antiplagio che rilevano l’intervento di intelligenze artificiali, e si prevede l’adozione di ulteriori restrizioni.

Le nuove versioni di ChatGPT potrebbero produrre a breve testi con una scrittura accademica non rilevabile dai sistemi antiplagio, decimando i tempi di scrittura e gli sforzi per gli studenti. 3

L’ecosistema universitario non ha ancora regole precise per l’utilizzo dell’IA, tutti i professori sono a conoscenza del possibile utilizzo improprio di queste nuove tecnologie, ma allo stesso tempo sono consapevoli che vietarle categoricamente potrebbe portare ad effetti indesiderati, come un ulteriore e più sfrontato uso di intelligenza artificiale da parte degli studenti. Gli atenei in tutto il mondo sono ancora combattuti, visto l’apprezzamento di molti professori e la preoccupazione di altri, il che lascia, per il momento, spazio all’ IA di circolare nei campus universitari senza troppe restrizioni.

Considerati i vari aspetti, l’obiettivo principale delle università sarebbe quello di raggiungere un “uso controllato” e bilanciato dell’IA, in quanto, come già analizzato, può portare numerosi benefici, e allo stesso tempo influenzare negativamente l’apprendimento delle nuove generazioni.

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